Il matrimonio celtico è un rito molto antico e la sua storia risale all’epoca dei Druidi. Il matrimonio tra celti era un contratto che legava due famiglie o due domini, e non sempre coincideva con i sentimenti. Infatti il termine matrimonio indicava una amicizia, un contratto, mentre il termine amore significava una malattia del cuore. E allora perché oggi dovremmo scegliere un rito del genere che non è usato da secoli? Forse perché chi non ama i riti cristiani o di altre religioni trova nella cultura celta quella tradizione di libertà e di naturalezza che mancano nella nostra.
Nonostante fosse un rito abbastanza arcaico, si riscontravano però dei modi di vivere e considerazioni molto “moderne”.
La donna celta era una donna libera che possedeva uomini e che nella coppia poteva essere dominante; c’era la possibilità anche di divorziare e non esisteva il culto della verginità e della purezza. La sposa, infatti, poteva avere figli da uomini diversi e da questo deriva l’eredità matrilineare.
Prima di celebrare il matrimonio gli sposi avevano un periodo di “convivenza”, esattamente nove mesi dal 1 Agosto al 1 maggio, all’interno del quale scoprivano se potevano andare d’accordo oppure no. Passati i nove mesi, se si accorgevano di non andare d’accordo scioglievano il matrimonio altrimenti sarebbe stato celebrato.
Sette giorni prima del sì, i due sposi dovevano stipulare il contratto di nozze davanti al druido con una serie di atti di purificazione attraverso l’utilizzo dei quattro elementi (terra, aria, fuoco e acqua) ed il giorno prima allestivano l’altare con una serie di offerte alle divinità positive e negative.
I promessi dovevano intrecciare insieme una corda di colore bianco e rosso che rappresentava l’unione del lato maschile e femminile.
Si sceglieva una pietra che sarebbe stata la memoria storica: veniva lavata e purificata e poi toccata dai componenti delle due famiglie, compresi gli sposi per tramandare le energie di generazione in generazione. Il rito di unione consisteva poi nello scambiarsi il calice di idromele in modo da unirsi e mettersi in relazione con la propria parte divina. Si accendeva poi il fuoco sacro con cui andavano ad accendere una fiamma unica e simboleggiava lo scambio dell’amore. Al posto della fede nuziale si usava un laccio rosso con cui al termine della celebrazione si legavano le mani. Il rito si concludeva con banchetti e danze.